Non c’è una biografia qui, o dovrebbero essercene diciotto, quanti sono gli ebrei trucidati per il solo fatto di essere nati all’Aeroporto di Forlì nel settembre 1944. O ventiquattro, quanti furono gli antifascisti assassinati nella stessa circostanza, o sette, quante erano le donne ebree anche loro assassinate: in tutto quarantadue detenuti prelevati nel carcere di Forlì dalle SS e dai militi della Repubblica di Salò. Gli ebrei furono assassinati in tre riprese successive, il 5 e il 6 settembre gli uomini,fucilati insieme ai non ebrei, uomini e donne, il 17 le donne ebree, il 25 l’unico ebreo italiano, il goriziano Gaddo Morpurgo. Forlì fu liberata il 9 novembre.Erano tutti, tranne Morpurgo, ebrei stranieri, che avevano trovato rifugio in Italia dalla Germanie e dall’Austria naziste e dalla Polonia occupata. Uno di loro era in Italia da oltre vent’anni. Alcuni avevano cercato di lasciare l’Italia, senza riuscirci. Nell’estate del 1944 erano tutti rinchiusi nel carcere di Forlì, rastrellati in base alle leggi della Repubblica Sociale in attesa di essere consegnati ai nazisti e deportati. L’avanzata degli Alleati, con la conseguente impossibilità di deportarli, spinse i nazisti e i loro alleati fascisti a fucilarli direttamente. Con loro furono assassinati antifascisti e partigiani incarcerati e perfino membri delle loro famiglie. Mentre i resti degli italiani furono identificati e riconsegnati nel dopoguerra ai famigliari, gli ebrei, riesumati dopo la Liberazione senza troppa cura, finirono tutti in loculi molti dei quali senza nome. Chi erano? Che vita avevano avuto? Dell’eccidio si perse anche la memoria, nella città. Fu nel 1992 che infine la memoria riemerse, le vittime furono onorate, fu restituito loro un nome