I ricordi di Massimo Ottolenghi
Massimo Ottolenghi,
Gruppo Valli di Lanzo
Valli di Lanzo
Con la firma dell’armistizio di Cassibile e l’abbandono di Roma, la grande svolta: l’8 settembre gli alleati tedeschi sarebbero diventati nemici, con guerra dichiarata il giorno 13.Da quella data l’Italia sarebbe diventata territorio d’occupazione, sottoposto alle leggi del Reich: i cittadini ebrei,etnia da incenerire (...) Per inverso i politici già detenuti e perseguitati per le loro idee democratiche sarebbero diventati –in particolare dopo la svolta di Salerno –non solo alleati ma parte del governo legittimo transfugo. Le montagne e i tratti delterritorio tenuti da reparti dell’esercito regio e dai Banditensarebbero risultati area residua dell’Italia legittima e i CLN locali, delegati dal Comitato Nazionale costituto da Ivanoe Bonomi con le rappresentanze di tutti i partiti, inclusi i comunisticon il ministro Togliatti, avrebbero funzionato da organi dello Stato. Questa la nuova realtà da far valere, specie nelle montagne, che costituivano l’ultimo baluardo e la prima linea della Resistenza all’aggressione tedesca.(...) per parte mia ero giunto alla convinzione che al di là dello sforzo di unificare gli intenti degli uomini di buona volontà il solo contributo utile che potessi fornire era quello rivolto a salvare persone e a vigilare, per quanto possibile, sul rispetto della legalità tra le forzein gioco.Con questi intendimenti mi ero incontrato con Giuseppe Rigola (il ragioniere inviato dal PCI), al comando con Giovanni Battista Gardoncini di una formazione insediatasi tra Traves e Mezzenile, in un punto chiave per l’accesso e il controllo delle valli di Ala di Stura e Chialamberto. A Balme, nella saletta del piccolo bar antistante la chiesa, ci eravamo trovati di fronte con due tazze di un insopportabile corretto per difenderci dal gelo. Nel vuoto intorno parlammo a lungo. Gli avevo esposto conschiettezza, fuori da ogni ideologia il mio punto di vista. Gli avevo fatto presente l’ineluttabile esigenza di operare in armonia con la gente di montagna e l’opportunità di rispettare e conservare, per quanto possibile, le istituzioni in cui questa credeva. (...) Scambiate brevi parole, subito convenne con me che sarebbe stato più prudente e vantaggioso cercare contatti per una convivenza coordinata sia con le amministrazioni locali, sia con le forze dell’ordine, per evitare quanto meno imbarazzanti incontri casuali in pubblico di carabinieri con gruppi armati o situazioni a rischio.Una soluzione di questo tipo avrebbe evitato incidenti, tranquillizzato la popolazione e tenuto lontana l’attenzione dei comandi superiori. Occorreva mettere al riparo i residenti dal rischio di coinvolgimento in azioni di sabotaggio o peggio di rappresaglia. (...)Fu così che al maresciallo Rolando mi presentai come ufficiale volontario del governo legittimo del regno d’Italia che il 13 ottobre aveva dichiarato guerra alla Germania. (...) Rotta la tensione era
cominciata allora una conversazione intensa e liberatoria per entrambi che era durata a lungo, fin quasi all’alba. Quella notte furono poste le premesse per proteggere la vita non sola mi e della mia famiglia, ma di tante persone, alla cui salvezza quel generoso iniziava a legare il proprio destino (...)Gli accordi raggiunti con il maresciallo Rolando mi offrirono la possibilità di avvertire i proprietari dell’albergo Curà di Ceres e la famiglia Marzano di Ala, titolare dell’albergo Ala, in modo da permettere il tempestivo trasferimento di numerose famigliedi rifugiati. Nella vicina frazione di Martassina avrebbero trovato accoglienza 60 ebrei su una popolazione stabile di 50 abitanti.