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ESTRATTO INTERVISTA A CARMELA MAYO LEVI


Brani tratti dalla testimonianza rilasciata nell’ambito del progetto: Donne Guerra Memoria a cura di Anna Bravo e Annamaria Bruzzone. Intervista a cura di Anna Gasco.
video dell'intervista
Carmela Mayo Levi
  03 Ottobre 1989
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Ecco mio papà, siccome ha cominciato la prima persecuzione contro gli stranieri qui in Italia nel 1938, lui aveva il negozio e l’ha ceduto, l’ha ceduto prima che potessero prenderglielo perché siccome prima ci sono state le leggi contro gli stranieri ha venduto il negozio e ha detto “ben io vado in Spagna, almeno, poi vi chiamerò e in Spagna non sarò straniero”, solo che purtroppo ha avutoanche lui le sue vicissitudini. Perchélui aveva il passaporto rosso perché allora c’era la repubblica spagnola, in quel periodo che lui è andatoin Spagnal’hanno fermato e l’hanno messo dentro; poi sono riusciti a vedere che non si interessava di politica l’han lasciato poi libero, ma ad ogni modo ... Poi qui è scoppiata la guerra nel ’40 non abbiamo più avuto notizie perché non c’erano comunicazioni era tutto chiuso e lui c’aveva scritto prima che aveva trovato un alloggio e che speravadi poter fare commercio perché qui in Italia, specialmentea Firenze facevamolti lavori di filigrana d’argento, poterli vendere in Spagna, perché mi aveva scritto che (...) le donne spagnole a loro piacciono molto le bigiotterie, insomma questa cose qui e allora lui aveva portato dei campioni e pensava di poterli vendere e mettere su lì un negozio, qualcosa, insomma da poter vendere questa roba. E aveva detto “adesso che siamo a posto venite qui in Spagna che ho trovato questo alloggio, vediamo insomma”. E poi non abbiamo avuto più notizie, perché qui è scoppiata la guerra, poi mio papà è morto e l’abbiamo saputo 11 mesi dopo.

La guerrae la Resistenza
Io mi sono sposata il 28 novembre 1943 e siamo andati in montagna, perché già allora mio marito si era messo in collegamento col partito perché mio marito era un vecchio compagno e che già era stato in carcere e appunto già era ricercato per quello, per antifascismo (... ) e dunque siamo andati a Rorà, a Rorà era un bellissimo posto (...) mio marito conosceva le valli valdesi (...) aveva avuto una balia di quelle parti e diceva "il bello delle valli valdesi effettivamente non c'è antisemitismo" perché anche loro sono stati ... perseguitati e insomma c'è un'affinità maggiore fra gli Evangelisti, i protestanti e gli ebrei perché anche i protestanti non hanno né i santi né la madonna ... c'è un'affinità insomma. E effettivamente siamo stati bene accolti, noi non abbiamo detto niente che eravamo ebrei ma l'hanno quasi tutti capito (...) perché c'erano 5 famiglie di ebrei lì nascoste; sì c'erano ... tant'è vero che il pastore per esempio una volta che l'ha salutato ha detto "ah io loro non li conosco" (...) come per dire non voglio sapere chi sono chi sono, che nome hanno, perché non voglio poi, magari, nel caso, riferire qualcosa.. però ecco insomma siamo stati bene (...) Effettivamente lì la popolazione non ha fatto mai la spia per nessuno. E' una cosa magnifica quella eh, perché cinque famiglie erano poi una di qua, una di là, avevano i nomi falsi ma pressappoco si sapevano e si diceva siamo sfollati perché ci sono i bombardamenti ma tant'è vero che che poi alla fine quando è finita la guerra (...) il Pastore ha fatto una festa, c'ha fatto un sermone, una festa un brindisia tutti quanti ... lì nella cantina.

(...) Io ero religiosa ci tenevo e anche pregavo e alla sera prima di andare a letto e facevo quando c'erano le feste facevo proprio ... noi abbiamo la festa del Kippur che si fa l'esame di coscienza, il digiuno, tutto, ci tenevo ero osservante e credente. Poi ho visto la guerra, ho visto gli orrori della guerra e dico "ma possibile? Se ci fosse un Dio non ... permette una cosa simile", che ho visto questi ragazzi feriti presi a calci, ragazzi che non avevano fatto niente dimale, e poi proprio ... ho capito che sono le cose e le vicende del mondo sono gli uomini che se le fanno, che non dipende da Dio e adesso io magari certe tradizioni le conservo per il ricordo della famiglia, sono iscritta alla Comunità, ma non sono più osservante religiosa, e da allora ... ecco io allora, come ho detto prima, pensavo ... ero chiusa nel mio ambiente, pensavo quasi che noi fossimo migliori in un certo senso; (...) poi invece ho visto degli atti di generosità anche dagli altri. Per esempio io ero sua Rorà, ho fatto per un certo periodo, si può dire quasi per tutta la guerra, ho fatto ho tenuto il collegamento ho fatto la staffetta, ma non è la staffetta, tenevo il collegamento perché mio marito era un vecchio compagno comunista e allora mi aveva messo in comunicazione, c'era allora Gemonà che si chiamava Luca, che era il commissario politico e io tenevo il collegamento con la Brigata 105 che era lassù e venivo giù a Torino. Quando venivo a Torino certo dovevo cercare il posto per dormire perché non sempre si poteva fare in una giornata perché d'inverno se non trovavo il messo per andare su i treni non c'erano, e allora per esempio c'è stato uno che io allora non conoscevo neanche, Gattei si chiamava, adesso purtroppo è morto, sì poi ho saputo era un compagno, ma mi ha dato le chiavi di casa sua m'ha detto: "vai a dormire a casa mia" e ... un altro non dà le chiavi di casa così. (...) E poi insomma ho visto della generositàche dico "ma noi è assurdo pensare di essere..." ci sono i buoni e i cattivi dappertutto, ho cambiato mentalità anche in quel senso lì.
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