Wanda Finzi nasce a Torino. Nel 1937 si sposa con Enrico Sacerdoti, ebreo napoletano e si trasferisce a Napoli. Nel 1942, quando suo marito con altri uomini della comunità viene mandato ai lavori coatti a Tora e Piccilli, piccolissimo comune in provincia di Caserta, Wanda lo segue con le figlie bambine Vera e Sara e la domestica Maria, che sarà poi un prezioso aiuto per lei e i suoi, e si stabilisce in una casa all’inizio del paese. Nel maggio del 1943, Wanda, che è incinta, viene arrestata per aver ascoltato Radio Londra, la radio inglese proibita dal regime che dava preziose informazioni sul corso delle operazioni militari, e sconta 5 mesi di prigione. Il 9 settembre gli Alleati sbarcano a Salerno, mentre i tedeschi in fuga risalgono la penisola. Gli uomini si rifugiano sui monti verso Roccamonfina, le donne restano sul posto coi bambini, convinte di essere relativamente al sicuro. Wanda, che è al settimo mese di gravidanza, si prodiga ad aiutare i soldati italiani soggetti alla deportazione, li rifocilla, li rifornisce di abiti civili. In quell’occasione fu anche denunciata per aver nascosto un paracadutista inglese, da una spia (l’unica del paese, in realtà), Vincenzo Fischietti, poi internato dagli americani. I tedeschi frugarono la casa ma non trovarono il paracadutista, nascosto fra le fascine. Nel novembre, giunti a Tora e Piccilli nella loro fuga verso il Nord, i tedeschi per sbarrare la strada agli angloamericani fecero saltare la casa di Wanda, che aveva già fatto fuggire le figlie con la domestica e che era rimasta da sola ad affrontare i tedeschi. Pochi giorni dopo, il 16 novembre, Wanda partorì una bambina. Intanto, da Napoli liberata, su ordine del Comando britannico che aveva avuto notizia del caso, era partito un camion della Brigata Ebraica, che riportò a Napoli le donne ebree di Tora e Piccilli (gli uomini non erano ancora tornati) e con loro Wanda e la neonata di soli due giorni, Annie.LA STORIANel settembre 1942 trentasei ebrei, tra uomini e donne, della Comunità ebraica di Napoli, una Comunità che contava circa 580 membri, furono mandati al lavoro coatto a Tora e Piccilli. Le famiglie ebbero la possibilità di seguirli. Così Wanda Finzi poté stabilirsi col marito, Enrico Sacerdoti, nel piccolo comune. Era situato in una zona che nel 1943 divenne teatro dei combattimenti tra i tedeschi della Wermacht e gli angloamericani, una zona caratterizzata da deportazioni, stragi, combattimenti. Nessuno degli ebrei di Napoli e là residenti furono deportati, i nazisti non ebbero il tempo di farlo, arrivarono prima le Quattro Giornate e gli Angloamericani. Per il caso degli ebrei internati a Tora e Piccilli, un paese piccolissimo dove la presenza dal 1942 di tanti ebrei non poteva essere sconosciuta e dove la Wermacht fu presente fra il settembre e il novembre del 1943, è probabile che il fatto che essi non fossero subito arrestati e deportati dipendesse, insieme all’aiuto degli abitanti e delle stesse autorità fasciste, anche dal fatto che mancasse una direttiva specifica alle truppe, impegnate a cercare di fermare gli Alleati, per la loro deportazione e che non ci fossero reparti addestrati alla caccia all’ebreo, come poi invece nel resto della Penisola. Quattordici membri della comunità di Napoli furono, è vero, deportati e morirono ad Auschwitz, ma furono arrestati altrove, molti di loro a Lucca. Al paese di Tora e Piccilli che aiutò gli ebrei in quel periodo è stata conferita la medaglia d’argento al valor civile.