9788876948671
Questo 'libricino, non si può dire un libro, di cui non esistono più copie”, che "si può dire che sia stato del tutto ignorato”, vede ora nuovamente la luce - nella sua veste grafica originaria - a quasi sessantanni dalla prima pubblicazione (1946). Si tratta di un testo precocissimo (uno dei primi relativi alla deportazione femminile e uno dei primi su Auschwitz-Birkenau) e, nel contempo, di una rarità bibliografica. Il dimostrativo di vicinanza presente nel titolo sottolinea e rimarca la centralità del corpo, trascinando il lettore in una soggettività in qualche modo sottratta alle determinazioni spazio-temporali e storico-politiche. L’espropriazione del corpo, come dato ultimo e però anche fondativo della logica degradante del Lager, è raccontata non con la razionalità del sociologo o del militante ma con l’intensità del vissuto - una delle caratteristiche di base, e originali, del libro.
Giuliana Fiorentino Tedeschi
Alessandria