Brani tratti dalla testimonianza rilasciata nell’ambito del progetto: Consiglio regionale del Piemonte A.N.E.D. -Sezione di Torino Istituto di Storia della Facoltà di Magistero dell’Università di Torino
Enrica Jona,
Cesare Manganelli
Torino
15 Giugno 1984
Sulla religiosità
Si capisce che eravamo assimilati, assimilati in questo senso. Era un po’ la vita degli altri, preciso. Il sabato andavamo a scuola lo stesso, per esempio, ecco, per dirle, no?! Il sabato andavamo a scuola (ride), se fossimo stati religiosi saremmo andati...; ma, non lo so, facevamo, in periodo pasquale, si mangiava secondo il diritto nostro, ecco. Le prime due sere di Pasquasi mangiava solamente pane azimo...si festeggiava si andava ad Asti al tempio, perché qui ad Asti il tempio era più frequentato, perché c’era il rabbino, c’era il rabbino, e... si andava, al nostro capodanno, insomma si andava al tempio, vero. Il giorno dei Kippur, che è il giorno del grande digiuno... andavamo al tempio senz’altro. Mio papà, e i miei fratelli quando furono, come posso dire... maggiorenni secondo la legge ebraica. Lei lo sa che secondo la legge ebraica si è maggiorenni a tredici anni? Cioè, a tredici anni, i ragazzi, fanno una... festa speciale, fanno una cerimonia nel tempio, ma anche i non religiosi lo fanno, senz’altro, che si chiama:.. Bar –Mitzwà, della legge insomma, fa lo stesso, per cui entra nella comunità ufficialmente; cioè ha la sua responsabilità di ebreo ecco, e può partecipare alle funzioni. [...]Eravamo inseritinella vita di comunità [...]ci conoscevano tutti, nelle nostre cerimonie come le loro, come ci sono stati inviti per noi ci sono stati anche per altri, ecco! Insomma, le famiglie che erano qui erano abbastanza unite.
Le leggi razziali
La prima cosa, c’era già tanta propaganda!,eh! propaganda!, da parecchi mesi, eh, anti-noi, sui giornali, sa?! articoli di gente che, dei pecoroni, bastava avessero avuto l’ordine e scrivevano tutte
cose... Cominciavano a scrivere, la plutocrazia giudaica, la, la... Tutte cose... (pausa) E... e poi, ad ogni modo, nel giugno, nel luglio del trentottoc’erano gli esami. di maturità nel luglio... E... questo liceo classico qui, ero in commissione, e insegnanti più anziani di me erano via, non potevano venire, non lo so com’é, non lo so, avevano lasciato a me la vicepresidenza.. Ero giovane, naturalmente, avevo ventotto anni! Ma lo avevo già fatto due anni prima, veramente. Ad ogni modo, c’era il commissario, che veniva da, allora i commissari venivano tutti da fuori, da, fuori dalla città, non è come adesso. E... e c’era questo presidente in commissione. Un vice-presidente era, combinazione, il suocero di Primo Levi, che era professore di latino e greco in un liceo di Torino. Si chiamava Giuseppe Morpurgo. Lui era ebreo, molto più osservante di noi, veramente... Io conoscevo i suoi libri, i suoi commenti a tanti testi, testi italiani, delle belle antologie... Ecco, e mentre ero lì, essendo io vice, non è che facessi niente come esami, guardavamo che tutto fosse in regola, non c’entravamo niente... non c’era il rappresentante di classe come c’è ora. E allora, guardavamo la corrispondenza, cominciò ad arrivare una circolare, che tutti gli studenti ebrei, uno studente ebreo che non fosse italiano, cioè studente ebreo straniero, intendo dire, non poteva più essere iscritto alle scuole italiane. Me lo disse Morpurgo che era una cosa brutta, perché ce ne erano già tanti studenti, ce ne erano, per lo meno... ce ne erano già, perché, in parte, Germania, sa... In Germania il razzismo era incominciato molto prima, quindi... [...] E poi un’altra circolare la quale ordinava di, che... insomma, come posso dire, che non si poteva adottare nessun libro di testo che fosse ebreo. Quando lo dissi al professor Morpurgo disse: “Qui cominciamo male...” E quando ci salutammo a luglio, finito il corso, allora c’erano gli esami per settembre, è pochi anzi che non ci sono più, d’altra parte sono solo due o tre anni... lui li disse: “Temo che non ci vedremo a settembre”, difatti...! La campagna antiebrea è cominciata più violenta che mai [...] llprimo settembre 1938 ci fu l’intero Gran Consiglio del fascismo fece questa legge, tolse la libertà di scuola pubblica, intendo dire... Cioè se la scuola materna, l’asilo, fino all’Università venivano esonerati dall’insegnamento tutti quei professori, tutti, di qualunque scienza, tutti, tutti, tutte le classi qua; però col permesso di aprire qua alle scuole private se volevamo. Così in certe città più grandi si aprivano delle scuole private ebraiche, tenute su dalla comunità, però, eh, mica dallo stato, mica contribuiva!... cioè a Torino, Venezia, Roma, Milano, Genova. Nelle città più grandi c’era anche la scuola superiore, nelle altre solamente la scuola inferiore. [...]
Lino Jona e la cattura
Noi nostro fratello l’abbiamoperso nel ‘42, l’anno dopo che si era laureato, all’improvviso quasi l’abbiamo perso, s’era tanto logorato, tanto logorato. Questo mio fratello ebbe poi per mezzo di una zia, un posto a Livorno in un’impresa edilizia da un ingegnere. Era stato contento di andare, di avere il lavoro lo stesso, da parecchi mesi s’era laureato, ci rimase un mese solo perché il ministero mandò a dire a quell’impresa che non si poteva assolutamente, [...]avevano saputo che c’era un ebreo, lo mandarono via subito. Scrisse, povero figlio, che stava tornando, mi ricorderò sempre di una cartolina che ha detto “ritorno ma non ditemi niente”. Quando è tornato l’abbiamo visto tanto... cambiato... cambiato. Aveva ricevuto troppe delusioni, dopo pochi mesi ha avuto una forma di [tubercolosi fulminante], l’abbiamo perso in pochi giorni... L’anno dopo è capitato quello che è capitato; l’invasione tedesca e noi non avevamo la forza neanche di pensare,... fummo prima rinchiusi poi ci si ridiede la libertà. [...]mi vennero a riprendere un giorno, due[sorelle]scapparono attraverso quel muricciolo attraverso una famiglia vicina che le nascose, ecco. Io fui presa. I miei genitori li lasciarono qui per due o tre giorni, poi presero anche loro, lo seppi, lo seppi quando ritornai.