Nedelia Lolli Tedeschi
Torino
Leggo sul calendario: 25 aprile, anniversario della Liberazione, ed il mio pensiero ritorna a quell’anno 1945, alla fine dell’occupazione tedesca in Italia col suo terribile strascico di deportazione di Ebrei nei campi di sterminio.
Un’anziana signora ebrea si trovava in una casa di riposo gestita dalle suore, ed attendeva che i suoi figli, Enzo e Corrado, venissero a trovarla. Sua nuora, moglie del figlio Enzo, le aveva bensì detto, per tranquillizzarla, che i suoi figli erano riusciti ad espatriare in Svizzera e che non potevano ancora rientrare perché le frontiere erano ancora chiuse...
La verità era un’altra, ma come poteva la nuora dire la verità alla vecchia e malata suocera? Dirle cioè che Enzo e Corrado non erano affatto andati in Svizzera, ma erano stati presi dai tedeschi, portati in un campo di sterminio dove, lo sapeva ormai con sicurezza, erano stati subito messi a morte nelle camere a gas.
Non se la sentiva proprio di dare a quella sua anziana e malata suocera, sempre così dolce e sensibile, una notizia così terribile.
Allora, per prendere tempo, pensò di simulare la scrittura del marito Enzo e di scrivere una finta lettera con una ben imitata firma. Il giorno dopo andò a trovare la suocera e le corse incontro sorridente, ma con la morte nel cuore e, sventolando la lettera, le disse: "Guarda, è arrivata una lettera di Enzo, per vie traverse, a mano. Me l’ha consegnata uno che è riuscito a passare il confine svizzero". La vecchia signora si animò tutta, si commosse, lesse e rilesse la lettera, ma non disse niente. Capì che la lettera era un trucco per consolarla? Oppure non capì e veramente si rallegrò?
Non si sa. Dopo qualche giorno morì. Quella nuora, che con tanta forza d’animo aveva nascosto il suo terribile dolore per risparmiarlo all’anziana suocera, era mia madre.