Estratto testimonianza su Elena Di Porto
Elena Di Porto
Roma
Giungeva nell’ex ghetto di Roma, la sera di quel venerdì 15 ottobre, una donna vestita di nero, scarmigliata, sciatta, fradicia di pioggia. Non può esprimersi, l’agitazione le ingorga le parole, le fa una bava sulla bocca. È venuta da Trastevere di corsa. Poco fa, da una signora presso la quale va a mezzo servizio, ha veduto la moglie di un carabiniere, e questa le ha detto che il marito, il carabiniere, ha veduto un tedesco, e questo tedesco aveva in mano una lista di 200 capi-famiglie ebrei, da portar via con tutte le famiglie. …Ma nessuno volle crederci, tutti ne risero. Sebbene abiti in Trastevere, la Celeste ha parenti nel Ghetto ed è nota all’intera cheilà (comunità). Tutti sanno che è una chiacchierona, un’esaltata, una fanatica: basta vedere come gesticola quando parla, con gli occhi spiritati sotto quei capelli di «crine vegetale. … «Credetemi! Scappate, vi dico! – supplicava la donna – Vi giuro che è la verità! Sulla testa dei miei figli! » …«Ve ne pentirete! Se fossi una signora mi credereste. Ma perché non ho una lira, perché porto questi stracci…» e nel mostrarli rabbiosamente, li straccia ancora di più.