Testimonianza inedita di Nando Tagliacozzo del 23 giugno 2023
Nando Tagliacozzo
Roma
23 Giugno 2023
Ancora uno, e anche un giusto sconosciuto.
Un giusto mai citato nei miei racconti tante volte ripetuti.
Il 16 ottobre del 1943 sono stati presi mia sorella Ada, nonna Eleonora, madre di papà, e zio Amedeo, fratello di papà. Qualche mese dopo, ai primi di febbraio del 1944, per una delazione, è stato preso anche papà. Nessuno è tornato. Questo per il ramo paterno. Storia tante volte ripetuta nel mio girovagare nelle scuole di mezza Italia.
Ma c’è da raccontare anche un altro pezzo di storia, relativo alla famiglia di mamma.
Anche mamma aveva una mamma, nonna Giuditta, e una sorella, mia zia Tina, detta Titti, moglie di Aldo Polacco.
E anche qui c’è una storia da raccontare.
Zia Titti, con suo marito Aldo Polacco, e con nonna Giuditta vivevano da un’altra parte della città, lontano da noi, in pieno centro, a via dell’Oca, vicino piazza del Popolo.
In quella casa, il 16 ottobre, i soldati tedeschi non passarono. E così loro tre scamparono alla razzia di quel sabato di ottobre. Non solo non scapparono ma non si nascosero proprio e rimasero in quella casa. Fino ad un brutto giorno del febbraio del ‘44, quando arrivò un biglietto con una formale convocazione. Non so per dove fosse quella convocazione, nei racconti di famiglia non se ne è mai parlato. Ignoro se fosse per presentarsi alla vicina stazione dei carabinieri o alla Pubblica Sicurezza, alla Polizia.
Quello che so, che mi è stato raccontato, è che risposero a quella convocazione. Zio Aldo e nonna Giuditta quindi si presentarono. Pare che il commissario, o il maresciallo, o chi per lui, li abbia guardati perplesso e molto meravigliato. Ma come? A febbraio del ‘44, in piena occupazione della città da partenazifascista e due ebrei si presentano tranquillamente al Commissariato?
E qui avviene un fatto “strano”. Il commissario dice a mia nonna: “Devo trattenervi per un certo tempo. Non sarà una cosa breve. Lei signora avrà certamente bisogno di qualche cosa, vada pure a casa a prenderla. Lui invece rimane qui.”
E così Nonna Giuditta uscì dal Commissariato, se ne andò e lasciò lì zio Aldo. Fu a quel punto che capì che non era cosa tornare al Commissariato. Così Zio Aldo rimase lì, non so dove... Ma so che non tornò mai più.
“Deportato da Fossoli il 16.5 1944 ad Auschwitz. Deceduto ad Auschwitz nel dicembre del 1944”.
Così nel libro della Memoria a pagina 511. Poche settimane ancora e ce l’avrebbe fatta. Forse.
Il nome del Commissario, al quale mia nonna, quella materna, deve la vita, si è perso. Difficile oggi ritrovarne il nome ma la sua ignota memoria sia comunque di benedizione.