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L'ARRESTO E IL RITORNO


Brani tratti dalla testimonianza rilasciata nell’ambito del progetto: Consiglio regionale del Piemonte A.N.E.D. -Sezione di Torino Istituto di Storia della Facoltà di Magistero dell’Università di Torino
Livia Deutschova Miele
Torino
  16 Novembre 1983
L’arresto
Io vengo da Cecoslovacchìa e… questi territori sono stati occupati nel 1939 da ungheresi, per quale ragione io avendo quindici anni a quell’epoca ho dovuto interrompere i studi per le leggi di Norimberga come tutti ebrei. Mio padre che aveva un acetificio che faceva aceto d’alcool essendo alcool… uso industriale era un monopolio di stato, e per conseguenza anche questa porta si è chiusa, poi... nel ‘41 è mancata mia madre, dopo un mese mio fratello che aveva a quell’epoca 21 anni andato militare… di leva e dopo un anno lo hanno portato in Russia, che poi non abbiamo avuto più notizie di lui. Nel ‘44, dopo Pasqua sono incominciate le brutte notizie, brutte cose, perché circa venti giorni dopo Pasqua cominciavano rastrellare tutti ebrei della provincia e portarvili nella mia città che era un capoluogo e aveva solo 15.000 abitanti, e hanno fatto la caserma che si trovava in centro della città, dove li… radunavano […] Dopo circa 15 giorni che... hanno radunato tutta la provincia in città, hanno cominciato dentro città che hanno chiuso due strade vicino a tempio dove abitavamo anche noi, e hanno rastrellato là tutti ebrei, e là siamo stati anche noi una quindicina ventina di giorni, dopo... a casa per casa andando li svuotavano e facevano come una… processione, una fila, un non so come dire, e ci portavano nella vicina scuola che era un ginnasio e facevano la perquisizioni, e… e gruppi, e poi ci mandavano con il camion vicino alla stazione c’era un magazzino... di tabacchi che s... nella stagione, seccavano tabacco che raccoglievano in campagna, e di là poi ci mettevano no? nei vagoni.

Il ritorno
25 aprile giorno della liberazione… con magna pompa ci hanno accolto i… americani con una scena disgustosa, per riprendere noi che… da un mese non vediamo un pezzo di pane… cominciano a buttar pane, riprendere per telegiornale, questo spettacolo ma e... era disgustoso e… ci hanno fatto alloggiare in una caserma, per fortuna siamo andati al terzo o al quarto piano, perché... dopo pochi giorni americani furbi hanno consegnato questa città ai russi, è cominciato il finimondo.
A. B. - E questa città era?
R. - Era Wurzen(?)… siamo arrivati in Alta Slesia a Zagan, e là con le pistole ci hanno fatto scendere per non portarci in Russia poi, e là ci hanno messo in un campo russo che poi doveva essere, in tempi... normali, un collegio… collegio come dice?... ragazzi così perché erano delle villette, in un spazio chiuso, e là abbiamo incontrato poi italiani, .jugoslavi, non so bulgari qualcuno e… tedeschi, che aspettavano di... essere mandati a casa, e là siamo stati bel po’ di tempo.
F. C. - Erano, o militari?
R. - Sì mio marito anche ho conosciuto là, e italiani erano... militari, che… come a solito italiani subito fanno orchestrina e sono andata a cercare mie compagne di… camera che sono andati ballare là che avevano la chiave a mi sono fermata là ho conosciuto là mio marito (ride).
F. C. - E suo marito era italiano?
R. - Sì.
A. B. - Ed era in Germania perché era soldato prigioniero?
R. - Mio marito hanno preso in Grecia [.. ]. poi i tedeschi lo hanno portato su in Germania e... è stato là poi...[…] Prigioniero di guerra, mio marito ha fatto sette anni fra… fra soldato e prigionia, e che... Come infatti se domandava erano certi che erano di marina, “cos’è tuo mestiere” “far soldato”, per quello. [...]
F. C. - E quando è tornata… dove è andata?
R. - A casa, in Cecoslovacchìa perché poi... sono venuti prenderci con pullman, là a Zagan la Croce Rossa e ci ha portato a Praga, poi da Praga ognuno ha preso la sua strada, come infatti siamo… poi a Praga… […] mio marito è scappato da Zagan, è venuto a Praga, da Praga mi ha telegrafato per sapere se ci sono o non ci sono come e che, poi è venuto prendermi, poi siamo andati a Praga e ci siamo sposati là con rito civile perché lui era cattolico, e... all’ambasciata mi hanno fatto con questo fatto che mi son sposata ho abdicato dalla cittadinanza cecoslovacca diventando cittadina italiana e non ho fatto passaporto, e poi siamo venuti insieme con la delegazione in Italia, al Brennero abbiamo incontrato tutto gruppo che abbiamo lasciato a Zagan di italiani… che rientravano anche loro [...] A. B. - Quindi lei è venuta in Italia già nel ’44?
R. - No, io sono…’45
A. B. - Sì, scusi, ma stavo, volevo dir ’45 certo.
R. - Siamo arrivati in Italia... a ottobre, a metà ottobre, fine ottobre... e… mio marito, fatto militare di leva qui a Piacenza, lui è napoletano, ma ha fatto militare qui a Piacenza poi non è più rientrato, ha rimasto qui e si è trasferito a Torino ha lavorato sempre a Torino e è andato anche militare fare da Torino, e così io per conoscere suoi e poi dico “se non andiamo adesso tu da tanti anni che… manchi, andiamo a trovare tuoi “allora siamo andati prima laggiù. E mi ricordo era 28 ottobre, che siamo arrivati a Napoli fra tutti i giri e che perché abbiamo dovuto far Adriatico, tutto giro perché... comunicazioni mancavano, treni erano tutto bombardato, tutto in aria e che, e così poi pian piano abbiamo incominciato. A. B. - E lei ha lavorato qui a Torino?
R. - Ma di come mio marito faceva sarto io lavoravo con lui, poi in secondo momento, mancava lavoro mi sono adattata a fare la donna di servizio anche, ho lavorato presso un medico, facevo un po’ infermiera, un po’... impiegata, un po’ tutto.
A. B. - Certo, certo.
R. - Che poi guardi anche quello che… uno… non parlavo bene italiano e che... eran tanti fattori che… un mestiere vero proprio non avevo, come a miei tempi che… uno aveva una infarinatura di un po’ di tutto ma proprio un mestiere, mestiere non si aveva, e così... uno quando era momento tirava su le maniche e faceva quello che trovava e poteva fare che anche là era più la onestà, la fiducia che offerto che la capacità (ride), e così.
Intervista a Elsa Levi
Materiale bibliografico, digitali

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