Documenti - Lettera

ESTRATTO LETTERA DI SIMONE PIPERNO


Consulta in pdf

Testimonianza di Simone Piperno sugli ultimi mesi di occupazione e sulla liberazione di Roma
Simone Piperno
  Roma
  24 Giugno 1944
Carissimi tutti lontani […] In Aprile le operazioni di guerra sostano, le speranze diminuiscono e non solo le retate di uomini aumentano e si sta sempre in pensiero per Alberto che esce, ma ci sono state razzie particolari di famiglie intere nostre conoscenti su delazioni precise fatte ai tedeschi. Diminuiamo di vederci con la famiglia e viviamo in un continuo stato d’ansia. Incominciano le chiamate personali per il lavoro obbligatorio o a mezzo di cartolina precetto ed io sono segnato come impiegato dal fratello di Alberto. E così arriviamo all’01 maggio S. Emma, la sorella di Alberto mi porta perciò dei cappelletti augurali e nella stessa giornata la radio annuncia la ripresa dell’offensiva di Cassino che porterà “alla vittoriosa avanzata verso il Nord e alla liberazione”. Nella stessa giornata i fascisti invadono il magazzino per portar via il poco rimasto, lasciato dai tedeschi in Marzo. Il giorno dopo accorrono i tedeschi per lo stesso scopo con diritto di precedenza sui fascisti, e comincia una schermaglia giornaliera tra Alberto e i due gruppi razziatori. E Alberto riesce a tirare in lungo, fino a che il 2/6 i tedeschi (manu armata) caricano una parte e il 3/6 i fascisti fanno il resto. (Di questa ritroveremo poca cosa nei giorni seguenti, ma ormai siamo completamente spogliati). Ma non ha importanza che si sia materialmente a terra perché la liberazione è certa e vicina; già da molti giorni i bombardamenti nelle vicinanze sono intensi ed il cannone di ode continuamente. Potrà trattarsi di giorni, forse di ore e difatti la Domenica 4/6 il coprifuoco è portato alle 18.
Alberto rientra dall’infruttuosa ricerca dei razziatori di ieri, prende un fiasco e si mette lui e il fiasco di vino finché non è finito e buono... buono... alle 21 è a letto. Da un ora non si sentono più colpi, c’è una calma strana. Alle 22 dalla finestra di cucina di Alberto vediamo tre razzi tricolori e dopo mezz’ora gente che si chiama da una finestra all’altra. Stiamo affacciati ed in distanza vediamo una fila di fari di automobili. Sono loro?!! Si, sono loro. Da destra in fondo alla via altra fila di fari di automobili. Si sono americani o inglesi. Scendiamo per la strada e ci dicono che per vedere i liberatori bisogna andare al centro. Quindi è certo, c’è chi li ha visti ed acclamati.
Stiamo un paio d’ore in strada con altre centinaia di persone, ma non vediamo altre colonne alleate. Non fa niente sappiamo che ci sono. Ci hanno portato la libertà e con la libertà la vita. Dio sia ringraziato. Nostro Padre dall’alto ci ha protetti. La mattina dopo presto viene Pio e mi abbraccio con lui che non vedo dai primi di Febbraio e andiamo da Mamma insieme. Sandra è uscita già alle 6 ½ con Marina per vedere gli Americani e li ha già visti. Me ne vado con Pio a vedere Nennè e le bimbe, e strada facendo mi fermo vicino ai soldati americani, per stringer loro la mano, al primo anzi faccio una carezza sul volto e questo si volta e mi sorride. Lo abbracciai, e d’altronde è un tripudio generale, è una festa, le sofferenze passate dimenticate. Fiori e acclamazioni di tutto un popolo sui vittoriosi. Assisto alle feste fatte all’arrivo del Comandante Francese. Andiamo da Nennè. La Piazza S. Pietro è gremita di folla esultante. Ogni amico che si incontra è un bacio, un abbraccio ed un pianto di gioia. Ogni soldato alleato è acclamato. E queste feste non durano un giorno ma più e più giorni, ed anche adesso la cordialità è sempre maggiore.
Ed ora un po’ di revisione medica. Io peso Kg 73 (da 97), pressione 100/95, un po’ di dolori al fegato, insomma dice il dottore “sono clorotico come una signorina”. I bimbi sono cresciuti in altezza ma Marina pesa un chilo meno dello scorso anno e Roberto pesa uguale. Sandra è diminuita di 8 Kg ed è stanca, tanto da averne un abbassamento di voce. Mamma sta bene, per fortuna di Dio, anche fegato. Ma queste sono quisquilie e chi non sta troppo bene si rimetterà.
Che di ben altro voglio narrarvi, e cioè dell’arrivo di Harry.
La mattina del 6 Giugno (2° giorno di liberazione) andiamo ad abbracciarci con Pio sulla tomba di nostro Padre, e sia ringraziato il Signore che ci ha concesso di farlo proprio in questo giorno. Andiamo alle tombe delle famiglie Bises, Sonnino, Fornari con lo stesso sentimento di affetto che avreste avuto voi se presenti.
Sono 2 giorni che cerco soldati di N.Y. per potervi scrivere a loro mezzo ma non ne ho ancora trovato, e nel pomeriggio, andiamo di nuovo in bicicletta (mezzo di locomozione proibito durante l’occupazione tedesca) incontro alle ore 16,30 un amico che mi dice che un figlio di Valentina sta per giungere qui e arriverà fra uno o due giorni. Sarà vero o sarà un omonimo? Quale dei due sarà? Questo non ha importanza perché mi sono egualmente cari ma penso ai rischi di guerra che avranno dovuto affrontare per giungere fino a noi. E arrivo a casa d’Alberto dove trovo Sandra e gli altri cari tutti in condizioni di spirito impossibili a descriversi. D’altronde le emozioni di questi giorni si susseguono e sono troppo forti, e soltanto l’uscire e rivedere il prossimo dopo mesi di isolamento e di pene è già una fatica.
È la mattina del 7 Giugno vado per la prima volta in ufficio e viene Curiel (al quale poverino hanno portato via madre, due fratelli, cognata e due nipoti) e mi dice “buona notizia”, è arrivato Harry e ieri è stato da zia Giulia e ha lasciato il suo indirizzo. Arrigo, è Arrigo, è Arrigo. Voliamo verso di lui in un ufficio, non lo conoscono, lo conoscono, viene un signore, si lo conosce, è suo amico, andiamo su insieme. Bussa ad una porta, breve attesa, è lui, è Arrigo, è Arrigo, sono 5 anni che attendo questo momento. Un abbraccio un bacio, un altro bacio, non so più. L’ho lasciato ragazzo e lo ritrovo uomo serio. Ma è lui e voi state tutti bene. Fuori le vostre fotografie, tutti belli (anche i … brutti).
Bene bene, Dio sia lodato. Vado in convento a pranzo dai miei e cominciamo a preparare Mamma, tra Sandretta e me, perché non abbia emozione troppo forte. Le facciamo vedere le vostre fotografie che abbiamo avuto, non so da chi o chi le abbia portate. Ma ci vuol poco, e dopo poco un’auto si ferma, Pio discende per primo nel seminterrato, e Mamma ha solo un piccolo breve lieve grido: Arrigo e lui appare sulla porta, e sono nelle braccia un dell’altra. Dio sia ringraziato, che ci ha ricompensato con ciò di tante sofferenze patite, e siano ringraziati i nostri Cari che ci protessero dall’alto dei Cieli. Amen!
Simone
QUESTA TRACCIA LA TROVI IN

PARTECIPA AL PROGETTO

PARTECIPA

Questo documento rappresenta una piccola testimonianza sulla comunità di Pozzolo Formigaro
Per ricostruire il contesto in cui è stato prodotto o realizzato - i luoghi e gli ambienti, il periodo storico, i protagonisti - abbiamo bisogno del tuo aiuto.
Compila il modulo sottostante per contribuire al nostro progetto di comunità

 
Nome *
Cognome *
Telefono
Email *
Nickname

Autore
Provenienza

Data
Evento (max 800 caratteri)
Luogo (max 200 caratteri)
Persone (max 800 caratteri)
Testimonianza (max 500 caratteri)

Dichiaro di aver preso visione della policy relativa alla privacy. In relazione alla informativa sopra riportata

Do il consenso al trattamento dei dati per le finalità e con le modalità illustrate nell'informativa

Scrivi, come valore numerico, il risultato della somma proposta

2 + 12  = 

 
Torna in cima