Marco Levi era chimico e nacque a Genova il 10 agosto 1905. Suo padre Donato Levi era nato e vissuto a Genova, ed era di professione scultore. Era osservante e fece il Hazan onorario nella sinagoga di Genova. Sua madre Rosa Levi era maestra, anche se sembra che non abbia mai insegnato. La moglie di Marco, nata a Genova nel 1904, Virginia Montel, era maestra, fece la casalinga e dopo la seconda guerra mondiale insegnò alla scuola ebraica di Torino. Marco e Virginia si sposarono a Genova nel 1934 e si trasferirono a Torino.
Nel 1938, Marco, che era funzionario alla Shell, fu cacciato dal lavoro. Con lo scoppio della guerra l’intera famiglia si trasferì a Torre Canavese, dove Marco aveva comprato dei terreni e dove aveva conosciuto la famiglia che poi li avrebbe aiutati a nascondersi dopo l’occupazione, gli Antoniono, poi insigniti da Yad Vashem del titolo di Giusti. A Torre si trasferirono anche numerosi altri ebrei torinesi.
Dopo l’8 settembre, la fuga e il nascondimento, dalla canonica di una frazione di Aglié alle campagne più remote, sempre sostenuti dagli Antoniono e anche dalla popolazione locale. Solo una donna li tradì per soldi, ma avvisati dal parroco riuscirono a fuggire in tempo. Tutti si sono salvati. Dopo la Liberazione, il ritorno a Torino, irto di difficoltà.
Il bimbo di quattro anni in fuga dai nazisti, Tullio, mancato nel 2020, è stato una delle colonne della Comunità ebraica torinese. La sua è stata un’opera importante e innovatrice non solo a Torino ma in generale nel rinnovamento democratico dell’Unione delle Comunità. Come ha detto Dario Disegni, attuale Presidente della Comunità, “Nei primi anni ‘70 creò assieme ad altri, in contrasto con la gestione della Comunità dell’epoca, il gruppo Ha Keillah portando avanti la visione di una vita comunitaria diversa. Quel gruppo, oltre a fondare il giornale, poi prese la guida della Comunità”.