Alberto Sed nasce a Roma nel 1928 in una modesta famiglia ebraica, figlio di Pacifico, venditore ambulante, e di Enrica Calò. Ha tre sorelle, Angelica, Fatina e Emma. Quando ha 7 anni muore suo padre e la madre lo mette con la sorella Angelica all’Istituto Pitigliani, nell’impossibilità di mantenerli. Abitano in via Sant’Angelo in Pescheria, e riescono a sfuggire il 16 ottobre 1943 alla razzia nazista, trovando poi rifugio nel magazzino di un parente presso Porta Pia. Là furono tutti arrestati dalla polizia italiana il 21 aprile 1944, in seguito probabilmente ad una delazione. La prima tappa fu Fossoli, poi Auschwitz, dove morirono sua madre ed una delle sue sorelle, Angelica. Sopravvissuto ad Auschwitz insieme alla sorella Fatina, Alberto Sed è stato testimone instancabile di quanto aveva vissuto. È morto nel 2019.
LA STORIA
Una storia romana, quella di una famiglia, abitante nel quartiere del vecchio ghetto, molto povera dopo la morte del padre tanto da mettere due dei figli all’orfanatrofio. Una povertà condivisa con una grande parte della Comunità romana. Anche la famiglia Sed, scampata al 16 ottobre e nascosta in un magazzino presso Porta Pia, viene tradita probabilmente da una delazione, forse fatta da quella Celeste Di Porto che tradì tanti dei suoi correligionari consegnandoli ai nazisti. Ad arrestare i Sed fu un commissario della polizia aderente a Salò, che nel dopoguerra fu processato per questo ma fu assolto perché riuscì a dimostrare di aver fatto il doppio gioco e di avere aiutato ebrei e partigiani. Simili assoluzioni, fossero o no vere, non furono certo eccezionali nell’Italia del dopoguerra. Quello che sappiamo, è che il commissario insistette per arrestare anche la piccola Emma di sei anni, nascosta dalla portinaia. Emma morì con la madre all’arrivo ad Auschwitz. La testimonianza di Alberto Sed parla del campo, mentre quella di Fatina Sed racconta la povertà della famiglia prima della guerra.