Amalia Navarro nasce a Venezia il 27 settembre 1917, da Attilio Navarro e Rita Aboaf. Il padre è commerciante di abbigliamento, la madre casalinga. Nel 1938 il padre muore e la madre resta sola con quattro figli: Bruno, Achille, Lina e Amalia. I due fratelli vanno a lavorare, ma le condizioni economiche della famiglia peggiorano. Bruno si trasferisce per lavoro a Roma e lì dopo l’8 settembre trova rifugio in un convento. Amalia viene arrestata il 5 maggio 1944 insieme alla sorella Lina al fratello Achille e alla madre Rita. Amalia viene deportata a Auschwitz poi a Bergen Belsen, a Dessau e infine a Theresinestadt dove viene liberata. Sopravvive anche la sorella Lina, mentre Achille e la madre muoiono in deportazione. Nel 1947, al suo ritorno, scrive un diario, rimasto inedito fino al 1992, quando ampi stralci vengono pubblicati sul Gazzettino di Venezia. Il diario integrale è stato poi edito nel 2001 dalla casa editrice EMP.
LA STORIA
Amalia Navarra racconta la sua esperienza “a caldo” nel 1947, poco dopo essere rientrata da Auschwitz. Del suo racconto abbiamo scelto di proporre qui l’inizio, quando sottolinea la difficoltà sua e della sua famiglia a percepire il diverso grado di pericolo a cui vanno incontro gli ebrei dopo l’occupazione del Paese e la nascita della Repubblica di Salò; l’arresto, avvenuto come in tanti altri casi per delazione e il momento della liberazione che per lei coincide con il ricongiungimento con la sorella Lina, come lei sopravvissuta alla deportazione.