Giuseppe Jona nasce nel 1866 a Venezia. Medico, fu un primario ospedaliero innovativo e uno scienziato illustre. A Venezia, creò un ambulatorio gratuito per i poveri della città, tanto che fu chiamato “il medico dei poveri”. Laico e libero pensatore, fu chiamato nel 1940 dal rabbino Adolfo Ottolenghi a dirigere la Comunità proprio per la stima che lo circondava e si impegnò con tutte le sue forze a guidarla nel clima sempre più buio di quegli anni. Nella notte del 16 settembre 1943, Giuseppe Jona si suicidò con la morfina. Sembra che il giorno precedente fosse stato convocato dalla Gestapo. Si diffuse subito la voce che i nazisti gli avessero chiesto gli elenchi degli iscritti e che si fosse suicidato, dopo averli distrutti, per non consegnarli. LA STORIACon che elenchi i nazisti operarono gli arresti? Bastarono quelli del censimento degli ebrei del 1938 o servirono anche quelli comunitari? La questione riemerge periodicamente. La tesi che i nazisti avessero chiesto a Jona gli elenchi degli iscritti resta affidata, più che a prove certe - a parte il riferimento ad una lettera molto più tarda della sua segretaria, di cui parla Riccardo Calimani - alle voci che circolarono. È anche possibile che Jona fosse stato convocato dai nazisti per ottenerne genericamente la collaborazione. Sul suo suicidio calò il silenzio. Non sappiamo quanto la notizia si fosse diffusa fra gli ebrei delle altre comunità. Non furono consentiti funerali pubblici, ma i suoi colleghi si radunarono in silenzio nel cortile dell’Ospedale e i gondolieri che aveva curato gratuitamente sfilarono sempre in silenzio nei canali. Ma il fatto che già pochi giorni dopo l’occupazione questa fosse l’interpretazione datane fra gli ebrei a Venezia è indice dell’allarme diffuso nel mondo ebraico italiano già un mese prima del 16 ottobre e della razzia romana, e delle preoccupazioni suscitate dal fatto che i nazisti potessero impadronirsi degli elenchi comunitari, oltre ad avere già in mano quelli del censimento del 1938, aggiornati al 1942.